Sentirmi confusa e triste, provare senso di colpa e rabbia. Sto così e non voglio scappare dalle mie emozioni. Anche se ora mi sento nel buco di una nebulosa, riesco a sentire in un angolo del cuore che sedermi in ascolto mi condurrà in modo naturale alla luce. Restare e attraversare, in questo momento, sono verbi che sembrano viaggiare sullo stesso binario della vita.
O r a
Thoreau, pensatore del rinascimento americano, scrisse nel suo diario: «Nulla deve essere posposto. Prendete al volo le occasioni. Ora o mai più. Dovete vivere nel presente, lanciatevi in ogni onda, trovate la vostra eternità in ogni momento.»
Non dovremmo rinviare ma cogliere l’attimo, vivendo con tutto il nostro essere nel presente. L’autore afferma che in questo modo ogni momento si trasformerà in eternità.
Daisaku Ikeda, Giorno per giorno
La vita negata
Tutto il dolore del mondo. Un’istantanea della realtà. La vita negata. Dimostra che
“la visione consueta del tempo, quella mondana, quella lineare – cioè il passato zeppo di esperienze che pesa immobile come un macigno o qualcosa a cui tornare con rimpianto, e il futuro ancora inesistente che si proietta davanti a noi come una righina esile e dritta – non basta, non serve”. (G.Mazzini)
Leggiamo, ascoltiamo, guardiamo. Parliamo, imprechiamo, soffriamo. Alla fine ci estraniamo a protezione di un benessere emotivo apparente. Perché pensare di poter essere felice senza gli altri è un’illusione.
Le bombe non le fermi a mani nude né con i fucili, solo un cambiamento profondo dell’animo umano può farlo. E noi non siamo mai davvero impotenti nella direzione che diamo alla nostra vita.
Oggi, qui dove siamo, siamo liberi di creare o meno valore in un presente piú fortunato.
Occorre avere fede per questo.
La tua, la mia, la nostra.
Photo by @santipalacios
La parola È
Ho sentito dire che “la parola è vita” per gli ebrei. Questo concetto che avrà radici profonde per loro, mi commuove.
Leggerla, comprenderla, cercarla nel senso più vero, scriverla, trasmetterla.
La parola È vita.
È la forza di un messaggio che resta, tocca corde invisibili, scuote gli equilibri e a volte muta il corso dell’esistenza.
La parola che è in grado di creare e di distruggere è nella nostra bocca. Quello che scegliamo di mettere nel cuore parlerà per noi, alla fine.
Here I am
Nella mia esperienza è diventata fondamentale la meditazione, in particolare la Vipassana, con la quale sto portando avanti un percorso di consapevolezza che è già iniziato diversi anni fa, quando scelsi di praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin.
Attraverso la fede e l’incontro con persone speciali che trattano con semplicità e professionalità argomenti importanti per la crescita personale e che con il loro lavoro aiutano concretamente gli altri a sviluppare il loro potenziale, nutro il cuore e lo sguardo con cui vedo il modo.
Le difficoltà ci sono sempre, nessuno può evitarle, nemmeno il più illuminato/santo degli uomini, ma sto imparando a vivere il momento presente e a concentrare la mia attenzione solo sulle cose/situazioni importanti per la mia rivoluzione umana.
La consapevolezza mi sta insegnando a lasciare andare quello di cui non ho bisogno, gli attaccamenti, e a non giudicare le persone e gli eventi. Non giudico più severamente me stessa come un tempo, ascolto e abbraccio la mia bambina interiore quando soffre e ridetermino partendo ogni volta dal momento presente, cercando di mettere cause positive per essere felice.
Felicità, a molti è chiaro, non significa non avere problemi, vuol dire avere uno stato vitale talmente alto da guardarli per quello che sono: opportunità per migliorare se stessi.
Le persone speciali che ispirano il mio percorso in questo momento “abitano” lo spazio virtuale e costruiscono ponti per entrare in quello reale.
Una persona invece abita il mio cuore e lì rimane solida come un diamante, è il mio maestro, Sensei Daisaku Ikeda 🙏❤
Il gesto del coraggio
A b h a y a Mudrā. Sanscrito.
Letteralmente “assenza di paura”. Chiamato anche gesto del coraggio, è fatto con la mano destra alzata all’altezza della spalla con il braccio piegato ed il palmo rivolto verso l’esterno. Simboleggia la pace e l’atto di dissipare la paura ad ogni livello.
Sarebbe bello se tutti mostrassimo la mano in Abhaya mudrā per fermare la guerra. Se bastasse alzarla nella propria casa, sul luogo di lavoro o al confine di un paese in fiamme per vivere in armonia con gli altri.
Nella nostra vita esistono piccoli e grandi scenari di “guerra”, li chiamiamo con nomi diversi ma il risultato è lo stesso.
Nessun paragone con i bombardamenti di oggi, penso a un altro tipo di guerra, quella che al posto di un fucile ci vede imbracciare un’arma che conosciamo bene: la paura. Quel tipo di guerra conduce direttamente in trincea.
La paura è nemica e amica: temuta, riverita, odiata, schivata, affrontata, vinta. Si nasconde dietro un ventaglio d’oscurità e brucia metà dell’esistenza. Paura di esprimersi, di agire, di ferire, di essere giudicati, di fallire, di non essere abbastanza. Paura di essere felici.
Il cambiamento porta a scenari nuovi nei quali mettersi in gioco e l’abitudine, altra grande fautrice di insoddisfazione e sofferenza, al suo cospetto appare un porto sicuro a cui attraccare la vita. Decidere di affrontare le nostre paure trasforma radicalmente il presente, nutrendolo di consapevolezza.
È un atto di coraggio e di amore che nasce proprio dalla paura, perché le cose, quasi sempre, non sono mai solo brutte o solo belle, solo giuste o sbagliate. Dipende da noi, da chi vogliamo essere.
Possiamo scegliere di continuare a mettere nella vita cause positive nonostante le difficoltà, seguendo il bene intriseco che lega la vita nel suo insieme, che fa scegliere il dialogo alla collera, la mano tesa alla schiena, il sorriso all’indifferenza. Questa propensione al bene, porterà senz’altro a una trasformazione positiva della vita in generale. Momento per momento, in una prospettiva di compassione, saggezza e coraggio.
A h i s m a. Sanscrito.
Originalmente visto come “assenza del desiderio di uccidere”, ferire o danneggiare in alcun modo qualunque essere vivente.
Le parole insegnano, i fatti parlano. Imparo dalle parole nuovi significati, altri li scopro già dentro di me. I condizionamenti sono coperte pesanti e umide che odorano di muffa. A volte ci coprono per anni nascondendo bene il senso vero dello stare al mondo. Altre volte accade un fatto, un evento, e cadono all’improvviso lasciando le spalle scoperte.
Il corpo nudo è vulnerabile ma sei più forte dei brividi che senti. Puoi resistere. Puoi cambiare. Quando apri la porta giusta nessun angolo della stanza resta al buio; la luce che entra investe tutto, gli occhi guardano da una nuova prospettiva, il cuore risponde.
Questa guerra ci riguarda tutti. Esiste una relazione indissolubile che ci lega gli uni agli altri, in questo senso i confini esistono solo sulle cartine geografiche. È vero che il mondo non è in guerra da oggi, che le persone continuano a morire sotto il fuoco di chi lo governa e che la sofferenza degli altri ci tocca di più quando la senti bussare dietro l’angolo, ma è quando finalmente la vedi che puoi fare la differenza.
La pace è un processo di consapevolezza che parte dal singolo individuo. L’ambiente dove viviamo è il primo vero campo di battaglia e lì noi siamo i protagonisti, perfettamente in grado di indirizzare i nostri pensieri, le parole e le azioni. Se imparassimo a sanare i conflitti che viviamo nel nostro quotidiano con il dialogo, allora potremmo portare nel mondo la nostra parte di valori positivi come la compassione, l’amicizia e la gentilezza, gli stessi che uniformano e ispirano la convivenza civile.
È la convinzione di essere indispensabili in questo processo che dovremmo maturare. La violenza del presente ci indigna e ci spaventa, ci fa sentire piccoli e inermi ma, parafrasando Thich Nhat Hanh, la pace è ogni passo.
È nel nostro passo.
Le coordinate della felicità
Che motivo abbiamo di stare qui? Questa domanda apre un capitolo del libro di Gianluca Gotto che sto leggendo. In questo periodo me la pongo spesso: “Che ci fai tu qui?” La risposta c’è, forte e chiara: “Sono qui per imparare l’amore mentre compio un viaggio di consapevolezza dentro e fuori me stessa. Qui e ora sono il luogo e il tempo che ho scelto per la mia rivoluzione umana.”
E no, non è una frase fatta, confezionata per sembrare bella o farmi apparire come una persona buona. Buona lo sono ma sono anche molte altre cose, non tutte positive. Ci sto lavorando.
Ecco, questo work in progress con il cuore al centro è il motore del mio viaggio perché, @gianluca.gotto lo ha compreso: “È nell’amore, quello per te stesso, per gli altri e per il mondo intero, che trovi le coordinate della tua felicità”.
Tra le mura di casa, con la tua famiglia. In viaggio per il mondo, “dall’oceano alla neve”. Persino in una città in fiamme, sotto un cielo di fumo, mentre cerchi disperatamente di salvare il salvabile: la tua vita e quella dei tuoi figli. Il tuo Paese.
Siamo sempre molto di più di quello che mostriamo, tuttavia le nostre azioni bastano a raccontare la direzione del nostro cuore. “Perdona, perdonati e guarda avanti” e se non ci riesci, prega per esserne capace.
Ognuno segua le coordinate della sua felicità senza mai dimenticare che essere felici insieme agli altri è l’unica via per costruire un mondo di pace.
Run
Anche se nubi minacciose incomberanno sul futuro della società, se attraverserete epoche che vi appariranno senza alcuna prospettiva, diventate delle persone valorose che sanno creare la speranza con le proprie forze e infonderla agli altri.
Questo è lo scopo della vostra esistenza.
Le persone veramente grandi mantengono per tutta la vita le convinzioni in cui hanno deciso di credere.
Si può anche affermare che il valore reale delle persone si riveli nel momento in cui affrontano difficoltà e sofferenze.
Nei momenti critici siate imperturbabili, e con orgoglio continuate a “correre” fino in fondo nella strada maestra di kosen-rufu, della pace mondiale, della felicità della gente.
NRU Vol.28, p.67, cap.I
La Pace inside
C’è sempre qualcosa che possiamo fare per la Pace.
Mentre pensiamo a quella in Ucraina e Russia non dimentichiamo che dipende da noi, dal singolo individuo. Inizia nelle nostre case. La pace si coltiva dentro per viverla all’esterno.
La negatività, il pessimismo e la lamentela non creano nessun valore. Rendono la vita arida e sterile. Anche in guerra c’è chi riesce a portare conforto agli altri, a creare valore in mezzo alla distruzione; mi viene in mente una bambina, Anna Frank, ma ci sono molti altri di cui non conosciamo il nome. E in Ucraina, in queste ore, c’è senza dubbio qualcuno capace di dare speranza agli altri e a se stesso.
Questa prospettiva è una scelta. Una decisione nel cuore della singola persona, a volte presa proprio quando è in gabbia o sotto le bombe dell’ingiustizia. Chiamiamolo amore e rispetto per il valore della vita umana, quello che purtroppo molti non riconoscono e che, investiti di potere, negano alle persone comuni con ingiustificabile violenza. Chiamiamolo come ci pare, si tratta sempre di una scelta.
Quale direzione diamo alla nostra esistenza ogni giorno? Si può essere persone positive con i piedi piantati in terra. Si può lottare per la Pace tra le stanze della propria casa, nel cortile di un palazzo, in piazza e nelle strade del mondo. Si può gridare per rivendicare la Pace e piangere perché non c’è; ci si può indignare e fare uno sforzo in più ad ogni passo per ristabilirla.
E chi vuole, può pregare. Perché, come scrive un maestro di pace: “La preghiera è il coraggio di non arrendersi. È una lotta per abbattere la nostra debolezza e la sfiducia in noi stessi che ci porta ad abbassare la testa pensando ‘è impossibile per me realizzare’. È l’azione con la quale imprimiamo nella profondità della nostra vita la convinzione che possiamo trasformare qualsiasi situazione, senza alcun dubbio. La preghiera è il mezzo per distruggere la paura. È il modo per bandire la tristezza e accendere la speranza. È una rivoluzione che riscrive la sceneggiatura del nostro destino”. (Daisaku Ikeda, “Viaggi intorno alla terra: il mondo è la mia casa.”)